Perché ci si dichiara Esistente in Vita?
Perché in base alla Legislazione Inglese, anglosassone, tutt’ora vigente Cestui Que Vie Act 1666, siamo considerati morti e dispersi in mare dopo il decimo anno di età dagli STATI.
Cosa significa che siamo considerati morti e dispersi in mare?
Siamo considerati morti nel senso giuridico (relativo al diritto), in quanto, attraverso i nostri “documenti“, veniamo amministrati dallo Stato di appartenenza con il titolo di “cittadino“.
Il titolo di cittadino è semplicemente uno status giuridico, che deve rispettare determinate leggi all’interno di un ordinamento giuridico, di uno STATO. Il mio attuale status politico è Apolide de jure di nazionalità sarda.
Quando veniamo al mondo, i nostri genitori “naturali”, con in mano il certificato di nascita rilasciato dall’ostetrica (Funzionario di Stato), vanno a “registrarci” presso l’ufficio anagrafe del Comune di appartenenza. In questo modo, attraverso l’Atto di Nascita prodotto dall’amministrazione comunale, stanno delegando e cedendo, inconsapevolmente, i nostri diritti di Uomo Libero Vivente (Essere Umano) allo Stato. Pertanto, avendo delegato lo Stato alla nostra amministrazione, perdiamo di conseguenza ogni diritto sancito nei Trattati e Dichiarazioni Internazionali e soprattutto dei “Diritti Naturali”. Di conseguenza, viene creato un Trust sul nostro nome e cognome, identificato giuridicamente con il SOGGETTO GIURIDICO e con la Persona FISICA, infatti questo è il cittadino.
Inoltre, siamo considerati dispersi in mare in riferimento a tre bolle papali che consiglio vivamente a chiunque di leggere con attenzione.
– 18 novembre 1302 “Unam Sanctam Ecclesiam” bolla papale di Papa Bonifacio VIII.
– 08 gennaio 1454 “Romanus Pontifex” bolla papale di Papa Niccolò V.
– 21 giugno 1481 “Aeternis Regis Clementia” bolla papale di Papa Sisto IV.